Spostare una persona dalla traiettoria di un treno fuori controllo, rimuovere un proiettile con mezzi di fortuna alla McGyver. E poi, sì certo, ci sono i supereroi che tra fumetti e box office sono senza tempo. Chissà però come mai quando si parla di “salvare una vita” spesso e volentieri ci vengono in mente scene ad alto tasso di spettacolarità. Sì, è vero, forse abbiamo visto troppi film. Ecco perché ogni tanto serve tornare con i piedi per terra. Lasciare trucco e parrucco, luci e costumi, per ricordare che il set è tutt’altra cosa rispetto alla vita reale. Dove salvare una vita si può. E non per finta.
A differenza delle scene registrate in 4K, una vita può essere salvata anche “a tavolino”. Per info chiedete a Micheal Gandolfi, ventinove anni di cui dieci passati in Feralpi sempre nel reparto di manutenzione elettrica, che nello scorso mese di novembre ha arginato un problema tecnico al carroponte semplicemente studiando.
Tra manuali, libri e approfondimenti in loco, l’obiettivo era porre rimedio ad un mancato infortunio segnalato nell’impianto di Lonato.

L’evento che non ha prodotto danni, in un’area comunque delimitata, ha richiesto un rapido intervento che il costruttore non era in grado di fornire. Ecco che, per cercare di trovare la soluzione, si è dovuto ricorrere ad un team interno: «Il mio responsabile Daniele Conforti insieme a Marco Andreis mi hanno spiegato la situazione – analizza Michael – e così ho studiato l’impianto per capire i particolari sul funzionamento». Un lavoro certosino di analisi che si è tradotto nell’idea giusta, che possiamo riassumere in “un blocco di sicurezza in caso di malfunzionamento del carroponte”: «È stata una bella soddisfazione – dice chiaramente Michael – perché è sempre bello trovare soluzioni ad un problema. Se poi si evitano potenziali infortuni gravi è ulteriormente appagante».
Risolvere il problema è un risultato eccellente, tanto quanto la formula alla quale si è dovuto ricorrere: «Il fatto di condividere il problema con gli altri reparti ha portato a trovare la soluzione di cui avevamo bisogno – sottolinea Marco Andreis che è coordinatore dei Safety Tutor – e credo che quanto sia accaduto evidenzi in modo molto importante la sinergia che c’è internamente e, a monte, la strategia vincente di portare la sicurezza in reparto. Qui non c’è un solo specialista, ma abbiamo tante persone con esperienze diverse che vivono sul campo e che possono dare il proprio contributo a rendere sempre più sicuro il luogo di lavoro. Restiamo convinti che la sicurezza si migliora in reparto». Ognuno con il proprio contributo.

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